10 MINUTI IN FAMIGLIA QUARTA E ULTIMA PUNTATA

Famiglia, tecnologie e relazioni interne

Quarta e ultima puntata della video-rubrica 10 minuti in famiglia a cura del Centro di aiuto alla famiglia Amoris Laetitia di Termoli in collaborazione con il Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf)

Famiglia, tecnologie e relazioni interne è stato il tema della quarta puntata della rubrica “Dieci minuti in famiglia” promossa dal Centro di Aiuto alla Famiglia di Termoli in collaborazione con il Cisf, il Centro Internazionale Studi Famiglia.

La puntata si è aperta con la testimonianza della famiglia di Alessandra, consulente della coppia e della famiglia, sull’opportunità, offerta dal tempo di pandemia, di riscoprire il lato positivo della tecnologia. “Io e mio marito – ha spiegato Alessandra – abbiamo dato spazio all’ascolto dei figli per imparare a usare la tecnologia, cogliendone le potenzialità e le opportunità che ci offre. L’ uomo, anche in tempo di lockdown, è fatto di relazione e vuole condividere il mondo che lo circonda e quello familiare. Ci siamo così collegati a distanza in varie occasioni e abbiamo passato un sabato sera insieme per vedere un film”.

Parole che rispecchiano il senso dell’intervento di Francesco Belletti, direttore del Cisf, che ha evidenziato alcune considerazioni rispondendo alle domande di Fabrizio Occhionero, responsabile della comunicazione della diocesi di Termoli-Larino.

Tutte le famiglie – ha osservato – devono prima di tutto rimettere al centro il valore del momento in cui stare insieme”. Questo è un aspetto significativo da proteggere, da riuscire a riconoscere, da condividere attorno a un tavolo insieme ai propri figli ricordando che spesso non sono solo loro a essere “rapiti” dai cellulari ma anche i loro genitori fanno, in sostanza, la stessa cosa in una vita “scombinata” e scandita da ritmi sempre più frenetici.

Prima si diceva “spegniamo la tv quando si è a tavola”, oggi vale la stessa regola e anche di più: “Spegniamo i cellulari quando pranziamo o, almeno, lasciamoli in un’altra stanza”. Tutto questo con una considerazione: il tempo che passiamo (e che possiamo passare insieme) non ce lo restituisce nessuno.

Una famiglia di quattro persone, tuttavia, può mettersi a cercare sui cellulari o al pc un’offerta per le prossime vacanze e, in questo caso, il digitale può servire a potenziare la relazione in un’esperienza, quella del viaggio, da condividere insieme (e non su uno schermo!)

Si può allora parlare di IBRIDAZIONE delle relazioni familiari dovuta ai social network?

Secondo Belletti si tratta di un concetto decisivo di una società che si trova a metà tra digitale reale ma – ha osservato l’esperto – nelle nostre relazioni conta molto saper utilizzare entrambe le modalità di comunicazione, da quella faccia a faccia alle interazioni con gli altri attraverso un dispositivo. In questo ragionamento si inserisce il duplice aspetto di connessione / relazione. In altre parole non basta sentirsi via Whatsapp cinque volte al giorno o dieci volte all’ora ma, per essere davvero in relazione, “vi è la necessità che passino significati, che ci sia condivisione e un vero ascolto dell’altro”.

Essendo uno strumento, il rischio del digitale è quello di essere freddo e di frenare il grado di confidenza e di contaminazione delle persone.

Per queste ragioni una “buona ibridazione” è positiva solo se sostiene le relazioni: “Se ci si limitasse al contatto online – ha ribadito Belletti – non si potrebbe parlare di amici, nemmeno di conoscenti, ma semplicemente di contatti”. Se non si fa attenzione, il rischio è che i social vendano quello che non sono. “Sta a noi usarli al meglio affinchè i contatti diventino vere relazioni”.

Quali possono essere le strategie utili?

Valorizzare la sfida dell’ibrido senza demonizzare ogni strumento digitale in quanto, in un modo o nell’altro, gli schermi ci servono.

Per concludere, Belletti parte da una domanda di fondo: “Quanto ho bisogno di stare insieme all’altro per vivere bene? Per aiutare l’altro e per sentirmi in pace con me stesso?”.

Dentro la famiglia le cose si fanno perché c’è una buona motivazione personale oltre che una attenzione agli altri: “IO STO BENE IN FAMIGLIA PERCHÈ È LA MIA STRADA DELLA FELICITÀ non solamente perché mi faccio carico degli altri”.

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